VITA INDIPENDENTE: DALLA TEORIA ALLA PRATICA

Esposizione di alcuni concetti chiave

 

Il 27 giugno si è svolto a Montesilvano il convegno sulla Vita Indipendente, promosso dalla UILDM di Pescara e tenutosi nel comune di Montesilvano. È stato un convegno concreto, nel quale si è preferito anteporre ai principi generali, che pure sono stati illustrati, esempi di problematiche reali. Purtroppo non è possibile qui illustrare tutta la ricchezza dei singoli interventi, per i quali si rimanda agli Atti del Convegno. Mi limiterò ad alcuni punti.

 

Dialogo sopra i massimi sistemi

 

Come sappiamo, per Vita Indipendente si intende una nuova modalità di assistenza, nella quale il disabile non è più semplice oggetto di custodia, ma diviene soggetto attivo al quale vengono erogati direttamente i fondi che lui userà per le proprie necessità assistenziali (infatti uno dei concetti esposti è quello di personal budget). Ebbene, l’intervento della dottoressa Sisto amplia il concetto.

Il punto di partenza è stato il concetto stesso di disabilità, definita, secondo il nuovo standard adottato dall’OMS, partendo dalle funzionalità residue dell’individuo,[1] in un totale rovesciamento di prospettiva, che coinvolge anche l’aspetto sociale del problema della disabilità.

Di qui si passa al grande tema dell’inclusione sociale, o meglio di integrazione sociale, che si attua sia attraverso la nascita di una cultura dell’integrazione, sia, più semplicemente, attraverso l’eliminazione di qualsiasi ostacolo che, in effetti, impedisce l’accesso a tutta una serie di servizi dei quali l’individuo usufruisce nella sua vita.

Quest’ultima è la tematica dell’accessibilità universale, che va ben oltre il concetto di abbattimento delle barriere architettoniche.

Un altro dei concetti chiave esposti è stato quello di trasversalità delle politiche sociali, non limitate solamente all’ambito medico e riabilitativo, ma anche sociale. D’altra parte è questa la direzione nella quale l’ONU si è mossa negli ultimi vent’anni, e la nuova definizione della disabilità ne è un esempio. Come è un esempio anche la Convenzione internazionale dei diritti dei disabili, recepita dall’Italia con legge 3 marzo 2009 n°18 che, tra l’altro, istituisce l’Osservatorio nazionale sulla disabilità.

 

Dalla teoria alla pratica

 

L’articolo 19 parla esplicitamente di Vita indipendente e di assistenza personale, ed è qui che s’inserisce l’intervento di Germano Tosi, esponente del Movimento Vita Indipendente della regione Piemonte.

Lui parla esplicitamente di militanza, auspicando una presa di autocoscienza per i disabili. Il suo discorso, però, va ben oltre: è cosciente che un simile modello assistenziale non solo libera l’individuo (in quanto gli permette di gestire la propria assistenza) permettendogli di seguire i propri interessi personali, ma lo rende, a tutti gli effetti, un datore di lavoro. Tosi arriva addirittura a parlare di V.I. come modello di walfare.

 

La proposta di legge in Abruzzo

 

Del resto l’aspetto economico è stato sottolineato in più di un intervento, ed anche dallo stesso Nicolino Di Domenica. La sua considerazione è stata piuttosto semplice: con questo tipo di assistenza si abbattono i costi gestionali delle strutture residenziali nelle quali vengono internate i disabili.

Purtroppo, parlando del modello assistenzialista abruzzese, si deve rilevare proprio l’eccessivo ricorso alle strutture residenziali. In alternativa a questo vi sono i servizi assistenziali offerti dalle cooperative, che tuttavia si rivelano insufficienti in quanto rigidi, non facilmente adattabili alle reali necessità dell’assistito, e che comunque offrono (né può essere altrimenti, a parer mio) un servizio parziale.

La proposta di legge abruzzese regionale cerca di ovviare a tutto ciò. Questa individua quattro livelli assistenziali: dal livello più alto per i disabili totali, che necessitano di una costate assistenza, al livello più basso per coloro che sono dotati di una parziale autonomia. A questi livelli corrisponde una diversa erogazione dei fondi: massima nel livello più alto, relativamente bassa a livello più basso. Tale legge, in pratica, eroga fondi a secondo delle reali necessità dell’individuo. Per il momento, saranno attivi non appena uscirà il bando, a livello sperimentale, quattro progetti che comprende  due ore giornaliere di assistenza autogestita per la durata di un anno con  un massimo di tre nella provincia di Chieti, fortemente voluti da Di Domentica.

 

Si, va bene, ma i servizi…

 

Ma non si è parlato solo di progetti, di ciò che sarà o che dovrebbe essere, ma anche di questioni concrete: del problema dei trasporti, dei tagli alle politiche sociali, della reversibilità, dell’accesso agli edifici pubblici, alla questione del contrassegno per disabili. Si è parlato anche della politica dello stesso comune di Montesilvano, rivelatasi lungimirante in molti casi. I temi sviscerati sono stati molti, ed alla fine gli interventi che ci sono stati si sono rivelati davvero utili per evidenziare i limiti delle attuali politiche sull’assistenza ai disabili.

A conclusione, Claudio Ferrante responsabile dell’ufficio disabili di Montesilvano, intervenendo in finale ha proposto all’Assessore Regionale alla mobilità Giandonato Morra, rimasto per tutta la durata dell’intero convegno, un tavolo tecnico con gli assessori di competenza per definire le possibilità di attuazione della proposta di legge consegnatagli e l’Assessore Morra si è reso disponibile ad organizzarlo dopo il periodo estivo.

 

 

CICCOCIOPPO Valentino

Componente Movimento Vita Indipendente Abruzzo

Vice Presidente AIAS onlus Lanciano


 

[1] Si tratta dello standard ICF (International Classificatione of Functions) che ha sostituito, negli anni ’90, lo standard ICDH (Internazional Classification of Disabilities and Handicaps).

 

  E-MAIL HOME